Giovani imprenditori nordestini alla scoperta di Industry 4.0. Ne uscirà qualcosa di buono?

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Meccanostampi, robot al lavoro

Di Marco Dè Francesco ♦  In agenda digital trasformation, personalizzazione di massa e altre innovazioni. Parlano Zoppas, Riello, Illy, Crapelli, Gay. Le case histories di Thron, Irinox, Came, ZF Marine.

Al centro, l’industria. Al centro, la manifattura. Nelle versioni possibili, compatibili con le correnti evolutive che imperversano nel globo, e quindi anche da noi. Perché c’è un treno che passa. E c’è un pubblico in stazione. La conta, però, non è fra chi c’è e chi non c’è, ma fra chi c’era e chi ci sarà. La Storia dell’industria è un susseguirsi di necessità, di selezioni darwiniane, di imperativi categorici. Bisogna stare al passo, al passo serrato, nella strada del progresso in senso lato, anche e soprattutto quando questo consiste in una mutazione radicale. I Giovani ne hanno preso atto; più dei padri, più dei fondatori. Perché in materia contano questioni di mentalità, che vanno affrontate al più presto e con energia. E perché «la finestra temporale è stretta – ha ricordato il presidente di Confindustria Veneto Matteo Zoppas -: gli ordinativi vanno effettuati entro la fine dell’anno in corso». Bisogna «cambiare passo». Tutto questo a Cortina d’Ampezzo, sabato 8 aprile, al 30esimo meeting dei giovani imprenditori Confindustria del Nordest, evento inventato nel 1987 da Silvio Fortuna e intitolato quest’anno “Quattropuntozero mettiamoci in gioco”.







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Giordano Riello, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Veneto

Giordano Riello: fondamentale il piano Industria 4.0

«Se qualcuno deve spalancare le porte all’industry 4.0 – ha affermato Giordano Riello, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Veneto – quel qualcuno siamo noi, se vogliamo diventare i padri dell’industria di domani. Fuori c’è un mondo che corre veloce; l’Italia avanza più lentamente. E non solo a causa del debito pubblico, della burocrazia e delle tasse: si assiste ad una profonda spaccatura, a una vera e propria bipolarizzazione fra aziende leader nella globalizzazione e altre che faticano, arenate nella domanda interna. In Italia il 20% delle aziende produce l’80% del valore aggiunto e governa l’export». In partenza, cioè, solo una minoranza delle imprese sembra stare al passo.«Nel contesto di una generale riqualificazione – ha continuato Riello – il piano Industria 4.0 è fondamentale, è l’unico grande intervento da attuare, perché consentirà alle aziende leader di trascinare le altre, e ciò anche nei settori tradizionali. Più velocità, più efficienza, più automazione. Applicando la digitalizzazione dei processi ad un sistema noto per la qualità del prodotto e per il design.

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Riello: «Si tratta di interpretare il presente immaginando il futuro. Insomma, ci vuole una visione complessiva, che riguarda sia la competenza che il sogno».

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Siamo di fronte ad uno «spartiacque per il Made in Italy». Per Riello «l’Europa non deve essere una trincea di ostacoli burocratici, ma un’area aperta di manovra. Siamo figli dell’Europa, che ci ha dato pace e sviluppo negli ultimi sessant’anni. Abbiamo l’opportunità di crescere ancora, in un nuovo Rinascimento dell’economia italiana». Per Riello è peraltro «strategico un nuovo competence center del Nordest, per avvicinare mondi molto distanti, unire ricerca e innovazione, cambiare mentalità».

 Matteo Zoppas: chi perde il treno rischia di restare indietro

Per Matteo Zoppas «alla fine il piano Industria 4.0 è una presa d’atto della circostanza che ci sono delle tecnologie da applicare e delle innovazioni da fare. C’è una rivoluzione in corso, e chi perde il treno rischia di rimanere indietro. In un contesto in cui il 95% del tessuto industriale è composto da PMI, si tratta di fare da collante, si tratta di informare gli imprenditori di piccole aziende che le cose hanno preso questa direzione.

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Zoppas: «Un tempo il Made in Italy ci consentiva di tenere il passo; ora serve uno scatto in avanti legato alla trasformazione tecnologica.»

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E il sistema di incentivi immaginato dal governo (la legge di Stabilità promuove l’acquisto di macchinari e sistemi per Industria 4.0, con un iperammortamento al 250%, mentre ai software si applica l’ammortamento al 140%) non va considerato come un fine, ma come un mezzo, uno scossone per cambiare mentalità. C’è poco tempo: sfruttiamo la leva fiscale per rinnovare il Made in Italy».

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Roberto Crapelli, AD Roland Berger

Roberto Crapelli: industry 4.0 un nuovo paradigma nel rapporto tra i soggetti che vi operano

L’intervento di Roberto Crapelli, AD Roland Berger, è stato talmente “impattante” da avere sinceramente colpito anche chi di queste cose si occupa per mestiere. La redazione di “Industria Italiana” ha deciso pertanto che i temi trattati da Crapelli saranno approfonditi in un articolo separato, con un’intervista al relatore. Accenniamo qui  che Crapelli ha chiarito che

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Crapelli : «la trasformazione in atto non è un passaggio che riguarda solo le macchine, ma che attiene al miglioramento della propria posizione lungo la filiera produttiva, sia verso i fornitori che verso i clienti, cogliendo le occasioni di crescita, acquisizioni incluse».

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Ci si «allarga» nella filiera, perché l’industry 4.0 rappresenta un nuovo paradigma nel rapporto tra i soggetti che vi operano. Implica un nuovo modello di business, con l’allargamento del catalogo dei prodotti e con nuovi mercati e clienti; con una riduzione dei costi del lavoro e del personale e con più flessibilità organizzativa; con una migliore pianificazione, più produttività e una più rapida risposta al mercato. Inoltre «l’impresa 4.0 attira più capitali e rende più agevole il credito di breve e medio-lungo termine».

Secondo Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana Spa, «già adesso le aziende chiedono persone con più competenze trasversali. In questo contesto, l’informatica sta assumendo un ruolo sempre più importante». Per Nicola Del Din, AD della Pramaor – Blackfin, azienda di Taibon Agordino (Belluno) che produce occhiali in titanio, si tratta anche di puntare sul “neo-madeinitaly” che in sostanza si realizza quando il prodotto «è concepito e realizzato interamente e rigorosamente in Italia».

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Una veduta aerea del Polo Meccatronica di Rovereto

La realtà dell’innovazione nella manifattura : gli esempi sul territorio

Thron

Tra gli esempi di innovazione, l’AD Nicola Meneghello ha raccontato la sua Thron, la “piccola Google” di Piazzola sul Brenta, con sedi a Londra e Milano e uffici a Shangai. Il nome dell’azienda è quello stesso di una piattaforma cloud, un DAM (Digital Asset Management) intelligente che gestisce e analizza i contenuti digitali delle aziende. Semplifica i processi e ricava dati strategici dalla fruizione dei contenuti.

Came

E della Came Spa (Costruzioni Automatismi Meccanico Elettrici) di Dosson di Casier (Treviso), società innovativa nel settore della domotica. Secondo il presidente e fondatore Paolo Menuzzo «alla fine, il 4.0 rappresenta una continuazione delle tante rivoluzioni che si sono succedute nell’industria. Gli anni Settanta e Ottanta non erano quelli delle grandi invenzioni? La cosa più importante è intuire il cambiamento, mantenendo sempre un atteggiamento di grande curiosità».

Irinox

Tra gli altri esempi, quelli della Irinox Spa di Corbanese di Tarzo (Treviso), azienda guidata dall’AD Katia Da Ros e attiva nella produzione di abbattitori rapidi di temperatura e di sistemi di conservazione di alta qualità per il settore professionale e domestico e di quadri elettrici in acciaio inox. Sul palco anche Ilenia Nacci, laurea in design della comunicazione al Politecnico di Milano e specializzazione alla Digital Bros Game Academy. Ora è game designer, e lavora per la software house Bad Seed. «È possibile – ha affermato – applicare aspetti propri del gioco a contesti non ludici, come l’education, la salute e il benessere, il miglioramento dei processi interni all’azienda, l’addestramento, il social learning e altro. Si parla di gamification».

ZF Marine

E’ intervenuto poi Federico Decio, Pleasure Craft Head and COO at ZF Marine – parte di ZF Friedrichshafen AG, un’azienda multinazionale tedesca (un colosso da più di 35 miliardi di fatturato e quasi 137mila dipendenti) produttrice di componenti per l’industria dei trasporti. Zf Marine è leader nel mercato globale del design e dello sviluppo di sistemi di propulsione completi per tutti i tipi di imbarcazione. «Quanto ai prodotti – ha affermato Decio – abbiamo integrato meccanica e elettronica di bordo. Quanto ai processi, lo stabilimento di Arco è un vero centro di elettronica di comparto, mentre quello di Padova è passato dal modello fordiano ad uno concepito a celle, dove la gran parte della movimentazione è svolta dai robot, ma dove l’uomo, il lavoratore, è al centro».

Andrea Illy, presidente di Illycaffè Spa di Trieste

Andrea Illy: bisogna innovare il modello di business

Sul palco anche Andrea Illy, presidente di Illycaffè Spa di Trieste. Secondo Illy «in questi anni l’Italia ha perso competitività. E ora gli industriali devono innovare malgrado le istituzioni. Il 4.0 ha un impatto dirompente sui processi produttivi, ma se non cambi qualcuno lo fa per te.

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Illy: «Bisogna innovare il modello di business, nonché la proposta di valore. Il 4.0 è cioè lo strumento per rifocalizzare la strategia sull’ingegno».

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Marco Gay
Marco Gay presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria

Marco Gay: dobbiamo avere una visione più europea

Quanto alle conclusioni, le ha tenute il presidente nazionale dei Giovani di Confindustria Marco Gay. «Dobbiamo metterci in gioco – ha affermato Gay – trovare la maniera per affrontare il cambiamento, per farlo nostro, governarlo. Il cambiamento non ci può frenare, l’innovazione va usata. Bisogna ripartire dal territorio, dalla nostra cultura industriale. Il passaggio va interpretato tenendo conto delle nostre peculiaretà». Secondo Gay,«il Made in Italy deve ancora rappresentare qualità, un valore aggiunto, che il mondo vuole, che tre miliardi di persone, nei paesi emergenti, cercano». Tutto ciò in un contesto europeo.

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«Dobbiamo avere una visione europea, perché da soli non riusciamo più a vincere. Il protezionismo di un Paese può essere superato con la capacità di fare squadra».

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A proposito di Stivale e Vecchio Continente, «in generale, l’Italia è il secondo Paese europeo per manifattura, ma è 25esima per digitalizzazione. Due posizioni che non stanno insieme, l’una con l’altra. Facciamo in modo di diventare secondi anche in questo processo».














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